about


Il progetto per un nuovo bivacco da realizzare sulla cresta del Morion in Valpelline (Valle d’Aosta) nasce da un’idea delle guide alpine dell’Associazione Espri Sarvadzo di Valpelline.

Lungo la catena si sviluppano itinerari davvero notevoli ma sostanzialmente “dimenticati”, come ad esempio la lunga traversata che dal Colle del Mont Gelé conduce fino al Monte Berrio.

L’intento del progetto è riscoprire questi luoghi migliorandone la fruibilità alpinistica.

L’iniziativa incontra il desiderio dei coniugi Pasqualetti di Cascina (PI), di dedicare la struttura al figlio Luca, grande amante della montagna tristemente scomparso sulle Alpi Apuane nel maggio del 2014.

con il sostegno della FAMIGLIA PASQUALETTI

 

da un’idea di:

 

con la partecipazione di:

con il patrocinio di:

Il progetto per un nuovo bivacco da realizzare sulla cresta del Morion in Valpelline (Valle d’Aosta) nasce da un’idea delle guide alpine dell’Associazione Espri Sarvadzo di Valpelline.

Lungo la catena si sviluppano itinerari davvero notevoli ma sostanzialmente “dimenticati”, come ad esempio la lunga traversata che dal Colle del Mont Gelé conduce fino al Monte Berrio.

L’intento del progetto è riscoprire questi luoghi migliorandone la fruibilità alpinistica.

L’iniziativa incontra il desiderio dei coniugi Pasqualetti di Cascina (PI), di dedicare la struttura al figlio Luca, grande amante della montagna tristemente scomparso sulle Alpi Apuane nel maggio del 2014.

con il sostegno della FAMIGLIA PASQUALETTI

 

da un’idea di:

 

con la partecipazione di:

 

con il patrocinio di:

in memoria di Luca


Luca Pasqualetti
Pisa, 20 marzo 1975 - Monte Macina (Alpi Apuane), 4 maggio 2014
vissuto a Cascina (Pisa)

 

È difficile, per una mamma, parlare del proprio figlio che non c’è più, perché non ci sono parole che possono rendergli giustizia, ma ci proverò. Luca è stato fin da piccolo un bambino buono, a cui non sono mai mancate le attenzioni dei nonni e dei suoi genitori. Aveva una buona manualità nel disegno che da grande l’ha portato ad iscriversi ad Architettura a Firenze dove si è laureato discutendo come tesi il progetto di una imbarcazione per l’attività turistica finalizzata all’avvistamento dei cetacei.
Il motociclismo è sempre stata la passione del padre e, appena diciassettenne, Luca era in pista per il campionato italiano. Dopo diversi anni di agonismo motociclistico, un giorno andò con un amico a percorrere un sentiero sulle Apuane e ritornò a casa entusiasta. Cominciò a studiare i percorsi e all’inizio andava da solo: faceva foto, filmati... tutto questo lo gratificava e lo faceva star bene. Ma ovviamente la sua richiesta interiore era maggiore e si iscrisse al CAI di Pontedera (Pisa) per acquisire esperienza in tecnica e portare sempre di più a sè la conoscenza della montagna. Qui ha trovato nuovi amici e da quello che mi raccontano è stata una persona valida per tutti loro nei momenti di difficoltà e di incoraggiamento. Luca non era mai sopra le righe, non aveva i toni alti , ma spiritoso e autoironico e, quando “arrivava” la battuta, si prendeva un attimo di tempo per rispondere. Riflessivo, diceva la sua. Molto preciso e pignolo, il modellismo era un’altra sua passione (prevalentemente navi). Per affrontare la montagna fare esercizio fisico è fondamentale: quindi non appena poteva montava in sella alla bicicletta, “mamma, vado sul Serra!” (monte pisano) ed io fino a quando non sentivo al cancello che si staccava la scarpa dal pedale…; oppure corsa a piedi; o nuoto, “mamma, vado a Marina di Pisa!” (era un po’ “matto”, perché ti accorgevi che era novembre, dicembre...). Al ritorno gli dicevo “ma chi c’era a fare il bagno in mare?”. “Eravamo in due … l’altro con la muta”. Certo andava anche in piscina… sapevo che non faceva nulla a caso ma si metteva costantemente alla prova. Caparbio, otteneva sempre i suoi intenti. Il Monte Bianco è stata la sua ultima impresa; e pensare che soffriva di vertigini… È partito da solo e per un giorno intero non ho avuto sue notizie. Era riuscito a raggiungere l’obiettivo e la soddisfazione era palpabile. La montagna, sembra una frase fatta ma non lo è, gli ha dato molto, tra l’altro in un periodo difficile e doloroso della sua esistenza, ma con “Essa” aveva trovato la forza di reagire. Ma un giorno se lo è portato via…

Il suo babbo lo ha seguito molto fin da piccolo: lunghe passeggiate sulle rive del fiume Arno, al mare ed anche a scuola è stato piuttosto presente trasmettendogli principi di altruismo, onestà, lealtà, sempre pronto ad onorare le parole date. Hanno condiviso molto tempo insieme, parlavano tantissimo e quando vedeva nei suoi occhi la gioia, la soddisfazione di come aveva trascorso la giornata in montagna lo rasserenava.
Con la realizzazione del bivacco noi genitori vogliamo che Luca continui a vivere attraverso gli occhi, la fatica che comporta la passione per la montagna, delle guide alpine e di chi ama questa attività, dove la spiritualità della vetta unisce il finito con l’infinito.

Un detto degli alpini dice: Chi muore in montagna dà la vita alla vita, speriamo e siamo certi che possa essere così e il tuo dono d’amore ti venga restituito nel percorso che hai intrapreso.

mamma Paola e babbo Bruno

il luogo


La cresta del Morion divide la Valle di Ollomont da quella di Bionaz ed è costituita da decine di guglie e creste che si elevano tra i 3000 ed i 3500 metri tra il Colle del Mont Gelé fino al Monte Berrio.
Il Morion si colloca in posizione privilegiata dal punto di vista paesaggistico, regalando magnifiche viste sul Velan, sul Grand Combin, sul Cervino, sui gruppi del Rosa e del Bianco, sul Vallese e su tutte le montagne della Valle d’Aosta meridionale.
I diversi itinerari presenti in quest’area sono costantemente immersi in un affascinante contesto ambientale severo e selvaggio, lontano dalle rotte più frequentate, grazie all’isolamento delle vette e ai lunghi avvicinamenti dai fondovalle.
La catena venne esplorata tra Ottocento e Novecento da diversi alpinisti inglesi e valdostani tra cui George Alfred Topham, l’Abbé Henry, Renato Chabod, Amilcare Crétier, Lino Binel.
I primi tentativi di ascensione furono indirizzati verso il Morion Centrale, facilmente identificabile da Oyace. La sua conquista è avvenuta il 18 agosto del 1891 grazie a Fredrick Baker-Gabb, con le guide Clemens e Zurbriggen, lungo il versante est.
La prima traversata integrale della cresta del Morion fu effettuata dal 2 al 3 settembre 1943 da Alessandro Miotti e Toni Gobbi, mentre la prima traversata invernale integrale fu ad opera di Loris Rigollet e Patrick Rollin nel marzo del 2012. Oggi sono in pochissimi a cimentarsi in questo vero e proprio viaggio in alta quota, per il quale sono necessari almeno due, ma anche tre giorni, in base alla velocità della cordata.
Il nuovo bivacco, raggiungibile in circa 5-6 ore dal rifugio Crête Sèche o dal bivacco Regondi, consentirebbe di inframezzare il lungo attraversamento della cresta in direzione da N-E a S-O. Il percorso offre una splendida arrampicata che tocca anche il caratteristico foro della punta Gaia.
La nuova struttura sarà collocata nei pressi di una cengia rocciosa in corrispondenza della sella che si trova tra la Becca Crevaye e la Punta Gaia, a circa 3280 m. di quota.
L’itinerario, dal colle del Mont Gelé in avanti si sviluppa su difficoltà alpinistiche valutabili come AD+/D-.

bivacco


Il bivacco è completamente reversibile, e persegue la filosofia di impatto ambientale minimo.
Poggia su fondazioni non permanenti che si ancorano in maniera puntuale e non invasiva alla roccia: al termine del suo ciclo di vita la struttura può essere quindi rimossa senza lasciare alcuna traccia sul suolo. I componenti sono montati a secco, senza l’uso di calcestruzzo, riciclabili e certificati ecologicamente. I materiali scelti sono di alta qualità, durevoli e resistenti per limitare la futura manutenzione.
Il bivacco verrà interamente prefabbricato a valle, in modo da poter ridurre al minimo i voli di elicottero necessari per il trasporto e le operazioni di assemblaggio in quota, condensabili in una sola giornata di lavoro.
Il bivacco è stato concepito come una capanna a due falde, secondo il modello archetipico dei ricoveri in alta quota. Dal punto di vista paesaggistico, rispetto alla classica conformazione a botte dei bivacchi di tipo “Apollonio”, una struttura a “spigoli vivi” meglio si inserisce nella geomorfologia della frastagliata cresta rocciosa del Morion.
Grazie anche alla copertura metallica di tonalità grigia specchiante, senza ricadere nel mimetismo, la struttura persegue l’integrazione con il contesto roccioso circostante caratterizzato dalla prevalenza di rocce di origine metamorfica. La visibilità del bivacco in situazioni d’emergenza è garantita dalla colorazione rossa dell’intradosso delle aperture, visibili dal basso e lateralmente.
Dal punto di vista distributivo, l’ingresso è stato collocato in posizione laterale per accedere in posizione baricentrica e creare così all’interno una divisione tra la zona giorno e la zona notte. Ciò consente l’apertura di una grande finestra panoramica sul prospetto principale rivolto a sud, potendo godere così dell’apporto solare in termini di luminosità e temperatura interna, ma soprattutto del magnfico paesaggio antistante.
In corrispondenza dell’ingresso, la piccola “veranda” è stata pensata per proteggere l’ingresso dai venti e dalle precipitazioni. In questo spazio sono presenti anche degli ancoraggi e dei vani per riporre bacchette, ramponi e picche e tutto quel materiale da non portare all’interno del bivacco. Questo aggetto è particolarmente utile quando si raggiunge il bivacco in situazioni di maltempo, in quanto svolge un ruolo di filtro e permette un ricovero immediato prima di entrare nella struttura.
Lo spazio giorno è costituito da un tavolo con 8 posti a sedere su sgabelli e cassapanche.
Il bivacco è poi dotato di vani integrati nella parete con gli spazi per dispensa, kit di pronto soccorso, piano per la preparazione dei cibi, vani ripostiglio.
La struttura è inoltre predisposta per eventualmente ospitare un piccolo impianto di produzione energetica solare che possa garantire l’illuminazione.
Nella seconda metà del bivacco è ricavato lo spazio notte, costituito da due pianali in legno su cui sono disposti i materassini in gomma piuma rivestiti in tessuto tecnico lavabile (4 per ogni livello per un minimo di 8 posti letto).

 

progetto architettonico
arch.Roberto Dini, arch.Stefano Girodo

rendering
arch.Paolo Filipazzi

pratiche edilizie
geom.Fabrizio Venturini

indagine geologica
dott.Ivan Pervier

partners tecnici
LEAPfactory

falegnameria
Laboratorio Hampelmann

lavori in situ
Espri Sarvadzo

Il bivacco è completamente reversibile, e persegue la filosofia di impatto ambientale minimo. Poggia su fondazioni non permanenti che si ancorano in maniera puntuale e non invasiva alla roccia: al termine del suo ciclo di vita la struttura può essere quindi rimossa senza lasciare alcuna traccia sul suolo.
I componenti sono montati a secco, senza l’uso di calcestruzzo, riciclabili e certificati ecologicamente. I materiali scelti sono di alta qualità, durevoli e resistenti per limitare la futura manutenzione.
Il bivacco verrà interamente prefabbricato a valle, in modo da poter ridurre al minimo i voli di elicottero necessari per il trasporto e le operazioni di assemblaggio in quota, condensabili in una sola giornata di lavoro.

Il bivacco è stato concepito come una capanna a due falde, secondo il modello archetipico dei ricoveri in alta quota. Dal punto di vista paesaggistico, rispetto alla classica conformazione a botte dei bivacchi di tipo “Apollonio”, una struttura a “spigoli vivi” meglio si inserisce nella geomorfologia della frastagliata cresta rocciosa del Morion.
Grazie anche alla copertura metallica di tonalità grigia specchiante, senza ricadere nel mimetismo, la struttura persegue l’integrazione con il contesto roccioso circostante caratterizzato dalla prevalenza di rocce di origine metamorfica. La visibilità del bivacco in situazioni d’emergenza è garantita dalla colorazione rossa dell’intradosso delle aperture, visibili dal basso e lateralmente.
Dal punto di vista distributivo, l’ingresso è stato collocato in posizione laterale per accedere in posizione baricentrica e creare così all’interno una divisione tra la zona giorno e la zona notte. Ciò consente l’apertura di una grande finestra panoramica sul prospetto principale rivolto a sud, potendo godere così dell’apporto solare in termini di luminosità e temperatura interna, ma soprattutto del magnfico paesaggio antistante.
In corrispondenza dell’ingresso, la piccola “veranda” è stata pensata per proteggere l’ingresso dai venti e dalle precipitazioni. In questo spazio sono presenti anche degli ancoraggi e dei vani per riporre bacchette, ramponi e picche e tutto quel materiale da non portare all’interno del bivacco. Questo aggetto è particolarmente utile quando si raggiunge il bivacco in situazioni di maltempo, in quanto svolge un ruolo di filtro e permette un ricovero immediato prima di entrare nella struttura.

Lo spazio giorno è costituito da un tavolo con 8 posti a sedere su sgabelli e cassapanche.
Il bivacco è poi dotato di vani integrati nella parete con gli spazi per dispensa, kit di pronto soccorso, piano per la preparazione dei cibi, vani ripostiglio.
La struttura è inoltre predisposta per eventualmente ospitare un piccolo impianto di produzione energetica solare che possa garantire l’illuminazione.
Nella seconda metà del bivacco è ricavato lo spazio notte, costituito da due pianali in legno su cui sono disposti i materassini in gomma piuma rivestiti in tessuto tecnico lavabile (4 per ogni livello per un minimo di 8 posti letto).

 

progetto architettonico
arch.Roberto Dini, arch.Stefano Girodo

rendering
arch.Paolo Filipazzi

pratiche edilizie
geom.Fabrizio Venturini

indagine geologica
dott.Ivan Pervier

partners tecnici
LEAPfactory

lavori in situ
Espri Sarvadzo

gallery


contatti


Associazione Montagna Sarvadza organizzazione volontariato

indirizzo: frazione capoluogo 67, 11010 Valpelline (AO)
telefono: +39 328 2666642
web: www.esprisarvadzo.com
email: esprisarvadzo@gmail.com

c.f. 91069070075


Bivacco Luca Pasqualetti al Morion

 

sostieni il progetto

iban: IT89 G 05034 01201 000000000212

causale (IMPORTANTE!): Bivacco Luca Pasqualetti

 
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